La storia di Cairano.
La posizione strategica di Cairano, al centro della naturale via di comunicazione tra la valle dell’Ofanto e quella del fiume Sele che unisce il litorale adriatico a quello tirrenico, ha favorito l’isediamento umano già dalla prima età del Ferro.
A testimonianza il ritrovamento di abbondanti reperti archeologici appartenti a questo periodo riferibili ai centri di Bisaccia, Calitri e Cairano come un insediamento e una necropoli con tombe a fossa rinvenute in località Calvario – Vignale, considerate le più antiche di questo tipo in Campania.
Si tratta di reperti unici che portarono gli studiosi a coniare la denominazione diFossakultur Cultura di Cairano – Oliveto Citra (dal termine tedesco, che indica appunto le tombe a fossa).
Nelle tombe a fossa vennero rinvenute delle spille (fibulae) a occhiali o munite di arco a staffa, elmi di bronzo, vasi di terracotta, coltelli ricurvi e rasoi tutti o gran parte custoditi nel Museo irpino di Avellino. Tali reperti archeologici, dalla raffinata lavorazione, dimostrano che in Irpinia, tra il IX e il VII secolo a. C., vivevano popolazioni caratterizzate da un elevato livello di sviluppo, tanto da lavorare abilmente i metalli.
Secondo alcuni il nome Cairano deriva dal termine Car-janus, monte di Giano, l’ipotesi più accreditata, però, è che Cairano prima si chiamasse Castellum Carissanum, come risulta dalla Historia Naturalis (libro II C. 57) di Plinio il Vecchio pubblicata nel 77 d. C. È certo comunque che il paese fosse chiamato Cairano almeno dal 1500 perché questo è il nome sulle carte geografiche del Vaticano completate nel 1585.
Cairano fu presidio militare a difesa di Conza, romana colonia, tanto agguerrita da meritarsi l’attenzione di Annibale.
Sul cadere dell’Impero romano, nell’anno 555 d. C., Conza fu occupata dai Goti che si insediarono nel castello Carissano ma nella primavera dello stesso anno furono cacciati a seguito dell’assedio operato da Narsete, duce delle armi imperiali.
Inoltre la partecipazione di Cairano alla spedizione in Terra Santa di Guglielmo II detto il Buono, con 6 cavalieri nobilitati con rito di onori militari, aventi al loro servizio uno o due scudieri ciascuno, evidenziano la considerazione acquisita nel tempo dal paese irpino.
Nel medioevo con l’avvento del feudalesimo fino al 1679 Cairano funse da rocca del feudo di Conza.
Nel 1676 divenne feudo proprio e rimase tale fino al 1837, quando il feudalesimo fu abolito.
Il 23 novembre 1980 una forte scossa di terremoto di magnitudo 6,5 sulla scala Richter colpì duramente Cairano che subì ingenti danni ma per fortuna ripotò solo qualche ferito e nessun morto.
Dal secondo dopoguerra, Cairano, piccolo paese agricolo, ha subito un lento e progressivo processo di spopolamento causato anche dall’assenza di sviluppo che ha portato da i 1.410 abitanti del 1951 ai poco meno di 400 attuali.
Le tradizioni cairanesi
Tutte le tradizioni di Cairano che contribuiscono alla conservazione della nostra identità.
San Leone, santo protettore di Cairano.
Il santo protettore di Cairano è San Leone Magno, primo papa ad avere il titolo di Magno. Fu nel 1754 che papa Benedetto XIV lo innalzò alla dignità di dottore della Chiesa (doctor ecclesiae). La Chiesa Cattolica Romana, fino al 1971, celebrava la sua festa l’11 aprile. Da quella data in poi, invece, la sua memoria viene celebrata il 10 novembre. Le Chiese Ortodosse orientali lo commemorano, invece, il 18 febbraio.
A Cairano, la processione e la festa di paese in suo onore ricorrono l’ultima domenica di luglio.
Dopo la santa messa, c’è la processione che viene fatta per le vie del paese, con il tradizionale percorso. Si parte dalla chiesa madre, e si procede per via Padiglione, via Concezione, via Roma, poi si scende fino a via Cupa, per poi risalire da via Cimitero fino a San Leone, e per ritornare di nuovo alla chiesa madre.
La sera si svolge la festa del paese, durante la quale si esibiscono gruppi musicali o cabarettisti e a concludere la serata un magnifico spettacolo pirotecnico, non solo per le persone presenti, ma per tutti i paesi circostanti che possono ammirare il meraviglioso gioco di colori grazie alla posizione imponente del nostro paese.
Carnevale cairanese
Il significato del suo nome deriva dal latino Carnem Levare, eliminare la carne, poiché è il periodo antecedente alla quaresima.
Particolare tradizione di Cairano è il gioco de La rottura della pignata, che consiste appunto nel rompere la pignata, giara di piccola garndezza, con un bastone mentre si è bendati. Le pignate appese sono 3, ognuna contenente un premio, che varia a seconda della grandezza della stessa. Più è piccola la pignata, più grande è il premio.
Il Venerdì Santo a Cairano
Tra le festività legate alla fede cristiana ve ne è una particolarmente sentita nel nostro piccolo paese, quella delVenerdì Santo.
A Cairano vi è una tradizione lunga tanti anni ed è così sentita e curata da distinguersi dalle processioni che si svolgono nei dintorni.
La Via Crucis ha inizio nella Chiesa Madre dove vengono narrati gli episodi antecedenti alla Passione e quindi tutto il processo davanti a Pilato. Poi ha inizio il cammino verso il Calvario. Aprono la processione gli uomini, che come il Cristo portano una corona di spine sul capo. Alcuni conducono la statua del Cristo morto e altri seguono con una croce sulla spalla, come ad esprimere tutta la loro vicinanza nella sofferenza. Seguono poi le bambine, tutte vestite di bianco, con la vita cinta da un nastro nero in segno di lutto e con una corona di spine sulla testa. Portano una culla, ricoperta di pizzi e merletti, ornata con fiori e nastri sulla quale viene adagiato il Crocifisso.
Dietro la culla, segue la statua della Madonna Addolorata, accompagnata dalle ragazze nubili vestite di nero, con uno scialle di filo ricamato appoggiato sulla testa. Dietro le statue seguono tutti gli altri fedeli che pregano e cantano al Signore.
La processione si svolge per le strade del paese dove di volta in volta ci si ferma proprio come Gesù Cristo durante il suo tragitto. L’ultima stazione è proprio al Calvario dove si annuncia la morte del Cristo .
La nostra tradizione cerca di rispettare il più possibile quelle che sono le scritture e il risultato è sempre uno spettacolo suggestivo ed emozionante.
Corpus Domini
La solennità del Corpus Domini è una delle principali funzioni dell’anno liturgico della Chiesa cattolica. Questa festa è di precetto e viene celebrata il giovedì della II settimana dopo la Pentecoste.
In questo giorno Cairano assume un aspetto molto particolare. Vengono esposte ai balconi le lenzuola più belle e più ricamate, le donne creano vere e proprie cappelle con un banchetto ricoperto da un lenzuolo bianco a mo’ di altare dove durante la processione il parroco si ferma e dice della preghiere e dove alcuni bambini recitano poesie e preghiere al Signore.
È una processione molto particolare e unica rispetto ai paesi circostanti.
Si apre con una ragazza che porta il gonfalone, dietro le donne che in fila indiana formano due file, una alla destra e una alla sinistra della ragazza, subito a seguire ci sono i bambini che lanciano fiori, poi c’è il parroco con i chierichetti, un uomo che porta l’ombrello per coprire il corpo di Cristo portato dal prete e a ridosso ci sono sei uomini che portano il sei mazze che precede tutta la gente.
Si fa il solito percorso, durante il quale ci si ferma agli altari che le donne hanno adornato in onore a Dio e vengono recitate delle preghiere.
La donnaccia
Nel 1963 Cairano ospita un esperimento di cinema neorealista diventando il teatro naturale per le riprese del film La donnaccia in cui gli abitanti del piccolo paesino irpino parteciparono come attori o comparse.
Il film rappresenta le critiche condizioni di vita di quel periodo affrontando temi come l’emigrazione e la superstizione.
Con un foglio di via Mariarosa Apicella, protagonista del film, e obbligata a tornare al suo paese nel meridione Cairano. L’avvenimento suscita un vero pandemonio tra gli uomini del paese che prendono a frequentare la ragazza. Intorno a questo fatto, si muovono alcune tipiche figure d’ambiente. Bartolo, il povero contadino truffato con la promessa di un espatrio clandestino. Concetta, la giovane che va sposa. L’esorcista. Nel frattempo Mariarosa conosce Oreste e se ne innamora. I due decidono di sposarsi, ma trovano un ostacolo nei compaesani che tentano con ogni mezzo di impedire le nozze. Solo l’esodo in massa degli uomini validi per andare a lavorare in Svizzera, permetterà a Mariarosa e a Oreste di realizzare il loro progetto.
La regia è di Silvio Siano, nel cast italo-francese Nello Ascoli, Dominique Boschero, Gianni Dei, Giacomo Furia, Renato Mambor, Georges Rivière, Lucile Saint Simon, Lodovico Starace, Piero Vida. La sceneggiatura di Sabatini Ciuffini e Silvio Siano.
Un paese in pieno fermento, la possibilità di guadagnare qualche soldo extra partecipando alle riprese del film. La donnaccia è stata un’esperienza completamente nuova che ha lasciato in tutti i cairanesi un ricordo bellissimo, che ancora oggi viene rammentato con tanta emozione.